Addio Kirk Kilgour. Atleta californiano, angelo biondo di quasi due metri, campione indiscusso del volley degli anni ’70. L’uomo di Ariccia, come tutti lo ricordano.
Primo campione americano a sbarcare in Italia, per giunta in una squadra di provincia al suo primo anno nella massima serie, per volontà dell’allora presidente e poi suo amico, Renato Ammannito.
Arrivò nel ’73 ad Ariccia ed entrò nei cuori di tutti, compagni, cittadini e tifosi del volley. Psicologo, divideva la sua giornata tra gli allenamenti con la squadra al Palazzetto di viale Tiziano, quelli che faceva fare agli juniores della società, e la scuola di Ariccia, dove faceva supplenze. Nel 1975, regalò ad Ariccia lo scudetto, strappandolo ai campionissimi di Modena. Nel 1976, l’8 gennaio, durante un allenamento di preparazione per i mondiali, un incidente stroncò la sua carriera sportiva. Dopo quel giorno, costretto a vivere su un a sedia a rotelle, non si arrese mai.
Generoso, coraggioso, caparbio, un uomo eccezionale. Nel 2000, ospite di riguardo nella giornata giubilare dedicata ai disabili, si presentò al Palazzetto per assistere ad un incontro della Roma Volley. Dopo una standing ovation di qualche minuto, disse di essere meravigliato dell’accoglienza. . Venerdì scorso, il suo cuore si è fermato. Kirk Kilgour non c’è più. Claudio Di Coste, suo compagno di squadra a Ariccia, ha appreso da noi la notizia e così lo ricorda. <E’ stato un uomo impagabile. Negli anni di Ariccia per noi giovani era un fratello, un padre, un allenatore, tutto. Mi ricordo quando morì mio padre, un anno dopo il suo incidente, mi fece una lezione di vita da mettersi a piangere. Lui, con tutto quello che gli era capitato, era uno che cercava di aiutare gli altri. Mi ricordo l’incidente, e già li si capì che era straordinario. Quando cadde, capì subito che era qualcosa di grave, ci guardò e disse – l’importante è che funzioni la testa. Ci voleva rassicurare. Nel suo caso, l’aspetto umano superava quello sportivo. Ha passato tutta la vita ad aiutare gli altri e l’incidente lo ha rafforzato umanamente. Al posto suo tanti altri si sarebbero tolti la vita. Non c’è persona che io conosca che non gli abbia voluto bene>. Adriano Brandimarte, suo allievo nelle giovanili, ci racconta il suo incontro con Kirk..
Federico Pasquali
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